Capacità aumentata, ecco come l’uomo sta cedendo il potere alle macchine.

Capacità aumentata: stiamo rendendo alle macchine?

La capacità aumentata: l’universo 4.0 e l’uomo.


Umani che riprendono l’uso degli arti grazie alla robotica, sistemi per la condivisione di idee, di informazioni, di dati e di pensieri che creano comunità e cervelli virtuali creati a partire dalle idee messe in rete da uomini e donne in carne ed ossa.
Cervelli del tutto virtuali nutriti del pensiero degli esseri umani per tramite degli algoritmi che incrociano fra di loro le nostre scelte di prodotti acquistati, i litigi, lo scambio di pareri e la ricerca di risposte dal web.
Il miraggio (sempre più concreto) del sollievo da lavori pesanti e frustranti per l’uomo diventa sempre più concreto perché la “capacità aumentata” – cioè il potenziamento di noi stessi reso possibile dalle macchine e dai software –  ci rende tutti autonomi nel fare cose che prima ci imponevano il passaggio attraverso professionalità e mezzi che non ci appartenevano.

Questo è ciò che le macchine ci promettono di realizzare: la disintermediazione dalle caste, dalla burocrazia… dalle altre persone.

Uomo o business, da che parte stanno le macchine?

Il computer ha reso accessibili alla massa alcune attività che prima venivano considerate mestieri alla portata delle sole persone adatte a svolgerli perché dotate di talenti e caratteristiche ben specifiche, come le competenze professionali e l’esperienza; in una parola: la conoscenza.
La macchina ha creato veri e propri eserciti di “creativi”: grafici, artisti, tecnici, scrittori, giornalisti, ecc. ecc..

Al tempo stesso ha rivoluzionato questi e molti altri settori perché ha reso automatiche certe procedure tecniche facendo scomparire decine di figure professionali.


arti artificiali


CAPACITÀ AUMENTATA, LA MACCHINA CI RENDE TUTTI SUPERIORI ED APPIATTISCE LE DISCRIMINAZIONI (O LE DIFFERENZE?)

Questo, se da una parte ci ha aperto nuovi orizzonti dello sperimentare quotidiano ed ha creato anche nuovi lavori, dall’altra ha disorientato intere generazioni a livello globale.
L’illusione che comunque i “più bravi” avrebbero continuato a prosperare e che vi sarebbe stata una selezione naturale che avrebbe mantenuto sul mercato i migliori è andata in frantumi.

Credevamo che alla lunga ci sarebbe stata una auto regolazione nel mercato delle professioni che in realtà è avvenuta soltanto in parte.

Al contrario abbiamo assistito ad una mutazione culturale globale al ribasso – rispetto alle nostre vedute passate – che ha premiato l’economizzazione dei prezzi e la mediocrità legata alla produzione massiva  per la massa indistinta.
Per fare ciò, o attraverso questo passaggio, sono state spianate molte differenze tra singole culture da oriente ad occidente in materia di “gusti”, per esempio.

 

TUTTI PIÙ INTELLIGENTI E TALENTUOSI, MA SENZA INTELLIGENZA NÉ TALENTO

Ormai è evidente a tutti – tanto da essere diventata una legge non scritta – che siamo tutti intelligenti e capaci.
È stato sufficiente alzare i voti dei mediocri nelle scuole; convincerli che in fondo il talento è solo discriminatorio.

Sarà per questo che l’auto approvazione passa attraverso la cancellazione degli esami alle scuole elementari per approdare alla cancellazione del pulsante del pollice verso sui social.

È vietato disapprovare, perché ciò potrebbe mettere a rischio le granitiche certezze che ognuno ha di sé e del proprio talento.

Dalla ferrea disciplina e dalla dura formazione rimaste sepolte sotto i decenni siamo è passati ad abbassare il livello (e il tempo) richiesto per laurearsi, basta una webcam ed un autotune per diventare esperti, influencer ed artisti; non è così?

Viene da chiedersi da dove venga tutta questa autostima, visto che è tutto merito delle tecnologie.
Semplice, con i social ci siamo isolati all’interno di bolle sociali pur di sentirci accettati, migliori di quanto siamo rispetto ai più elevati.
Ci siamo circondati con tutti quelli che la pensano come noi e ci danno tante pacche sulla spalla, con i like, ogni volta che gratifichiamo i nostri followers per qualsiasi puttanata essi scrivano.
Contraccambiando il loro gradimento per ciascuna delle volte che loro ci hanno gratificato ad ogni puttanata che abbiamo scritto noi.

Allo stesso modo, nella vita reale ci siamo circondati di tutti gli artifici necessari alla cosmetica del nostro ego.
Quelle tecnologie, appunto, che aumentano le nostre capacità.

Qui pare ovvio persino che la capacità aumentata donataci dal progresso, non sia altro che un anestetico o, peggio un’arma per emarginare chi è veramente capace.

Come narcisi del ventunesimo secolo ci specchiamo nelle interfacce come allo specchio. Uno specchio che migliora il nostro aspetto.
Attraverso gli schermi delle macchine vediamo una realtà diversa; virtuale, sia attorno a noi che dentro di noi.

Insomma vediamo la sostituzione delle masse con altre masse di pari volumi ma molto più arroganti.
Ma tutto questo a chi giova?

 


 

 


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IL POTERE DELL’AUTO PERSUASIONE E CHI DETIENE IL POTERE DI SUGGESTIONARLA
(le macchine liberano le nostre abilità o ci illudono di averne a scapito dell’economia dei reali talenti?)

La macchina – che qui intendiamo anche virtuale/algoritmica – però ha di fatto messo nelle mani di altre elite, nuove di zecca (finanziate dalle vechhie che continuano ad impugnare le redini da dietro le quinte?), il potere di condurre il gioco.
Se una volta questo potere coincideva con ciò che si era ereditato per diritto dinastico, oggi lo scettro è il controllo della conoscenza.
Insomma in un immaginario mondo del futuro i nuovi sacerdoti potrebbero essere considerati dei laici imprenditori.

La macchina ci ha permesso di conoscere argomenti nuovi ma al contempo di renderci tuttologi superficiali consentendoci di installare la funzione chiacchiere da bar nel sistema, invece che innescare il processo culturale della scoperta.
Abbiamo già dimostrato a noi stessi che se non è la qualità dell’uomo ad aumentare, le macchine amplificano, spesso e volentieri, i nostri difetti.
Ci fanno credere che siamo tutti artisti, scienziati, spiritualisti, musicisti, politologi, perché sopperiscono ad alcune capacità che, senza di loro non avremmo.
Così, in questo modo ci rendono tutti simili.
Il primo dei problemi creati dall’uso sbagliato delle macchine è che abbiamo imparato ad usarle per circondarci di un pubblico…

 

capacità aumentata e industria 4.0

 

In molti casi ad essere premiata è stata la mediocrazia.
Sono mutati i rapporti umani: oggi vengono interfacciati dalla macchina.
Sono mutati nella qualità oltre che nel modo in cui avvengono.
La rete ci consente di collegarci direttamente a persone ed aziende distantissimi da noi.
Chat, gruppi sociali online, blog e siti web, ci allontanano dal contatto con chi abbiamo più vicino e dal giudizio degli altri

Volendo essere maligni, come spesso ci accade, la capacità aumentata è l’amplificazione dell’appiattimento culturale e produttivo dovuto al passaggio dall’era dei mestieri all’era della tecnica, tanto siamo gratificati da noi stessi invece che dal rapporto con il mondo reale.


COSA SUCCEDE AD ESSERE TUTTI PIÙ BRAVI E TUTTI PIÙ BELLI

Ma se ci ritroviamo ad essere tutti più bravi, grazie all’accessibilità delle nuove competenze, oggi più che mai iperinflazionate, è altrettanto ovvio che per riflesso il valore delle competenze cali.

E cosa accadrà quando il talento indistinto sarà appannaggio delle macchine che passeranno dal ruolo di interfaccia al ruolo di autore/produttore?

Le macchine non sono soltanto già da decenni nelle fabbriche ed inserite nei nostri corpi mutilati.
Le macchine godono già di una propria capacità aumentata che gli consente di incrociare quantità impensabili di dati che ci riguardano e di elaborarli al posto nostro (ovvero fuori dal nostro controllo molto più pesantemente della vecchia macchina burocratica).

Rispondono nei centralini, incidono metalli, saldano, espletano pratiche d’ufficio, pensano al posto nostro…. prendono decisioni al posto nostro!

In una sola parola producono, al posto nostro.

Siamo già una massa (in) uniforme di consumatori che ha smesso di produrre ciò che gli piace acquistare.
Confiniamo con il mondo dei sistemi di condivisione di idee, di informazioni, di dati e di pensieri che nutrono cervelli totalmente virtuali.
Siamo vicini anche al mondo in cui riscopriremo i nostri talenti lontano dalle interfacce?
Le interfacce che aumentano il talento saranno ancora presenti? E in quali aspetti della nostra vita?


Realtà aumentata

 


EVOLUCRAZIA SPINTA DALLE MACCHINE

L’automazione sta facendo rientrare in patria alcune produzioni che fino ad oggi avevamo delocalizzato dove conveniva al capitale.
Che ripercussioni avrà sui Paesi emergenti?
Toglierà loro il lavoro?
A noi pare evidente il rischio di un mutamento dei rapporti a distanza fra due tipologie di mondo che da una parte resteranno agganciate grazie allo scambio delle informazioni e dall’altra si allontaneranno sempre di più, perché le interfacce non saranno alla portata dei più poveri.

Ma ciò potrebbe avvenire, non solo tra est ed ovest, tra nord e sud; ma anche tra gli strati sociali della nostra società e nella nostra stessa economia.
E questo potrebbe avere anche ripercussioni sul nostro modello democratico.

Se l’uomo non saprà provvedere a sé stesso ed alla propria “evoluzione”, come avveniva alle origini della nostra specie, incontrerà notevoli difficoltà di adattamento, perché avrà permesso all’ambiente in cui vive di modificarlo anziché il contrario come avviene da quando esistiamo.

Perché avrà ceduto alle macchine la capacità di modellare la realtà, accontentandosi di rimirarsi allo specchio che le macchine ci già hanno messo nelle mani.

 


 

Gli articoli collegati tra di loro che tratteggiano il pensiero di Economia Spiegata Facile in materia di mutazioni sociali e rapporto uomo/macchina/potere:

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