Austerity, le ricette della povertà – parte 2

Austerity- perché il debito aumenta nonostante i tagli?

Fatti non foste per viver come bruti, ma per conseguir virtute e canoscenza”.

Quando sento parlare di austerity (leggi la prima parte) mi raggiunge al cuore questo monito dantesco.

Con il trattato di Maastricht viene introdotto l’obiettivo del bilancio sostenibile secondo cui il limite massimo nel rapporto tra debito pubblico e PIL non deve superare il 60%; cioè un Paese con un PIL pari a 100 il debito pubblico non può superare i 60.

Questo vincolo viene introdotto affinché tutti i Paesi aderenti all’Euro siano allineati e possano coordinare le politiche monetarie e degli investimenti. ( perché il 60%?).

Questo obiettivo, secondo quanto indicato nel trattato impone che tale risultato debba essere raggiunto entro il 2040.

La ricetta consigliata agli Stati per raggiungere l’obiettivo imperativo è semplice: aumento del PIL e taglio del debito.
Due cose opposte tra di loro. Praticamente un controsenso.

Erano tempi diversi nel 1998, quando le economie europee vivevano di una salute odierna da quella vissuta dopo l’introduzione dell’Euro e in particolare nel dopo crollo Lehmann Brothers.

È il trionfo del bene sul male, della libertà sullo Stato.
È quello che ci hanno fatto sognare per decenni.
Comici, satiri, giornalisti travagliati dal cruccio della corruzione, magistrati duri e puri, magistrati duri e puri che poi si sono messi in politica.
È stato un coro unanime per tutti gli anni ottanta.


La moda del liberismo

Sono gli anni in cui, guarda caso, tutto il mondo svolta dal keynesismo al liberismo, USA e UK in testa, in cui la Germania viene riunita, crolla l’URSS e si inaugura la globalizzazione con l’apertura della Cina al WTO.
Che coincidenza; sono arrivati i cavalieri bianchi che hanno scacciato i cavalieri neri.
Proprio nello stesso momento.
Giusto un secondo prima che tutto crollasse.
Che bello il vento del cambiamento cantato dagli Scorpions mentre il muro di Berlino viene giù.
Oggi a riportarlo in voga, è giunto il partito degli "onesti".
E per essere sicuri che anche i nuovi cavalieri non potessero cader in tentazione abbiamo privatizzato il settore bancario e addirittura la Banca d’Italia.

Peccato che oggi in assenza del traino dell’economia senza banche pubbliche con la vocazione a sostenere l’economia (e il PIL), quando non c’è rimasto più nessun altro a farlo, non resta che la seconda via su cui concentrare gli sforzi.
La riduzione del debito pubblico.


Le ricette dell’austerity

Come si ottiene questo meraviglioso obiettivo?
Se il debito pubblico è fatto dal sospeso che lo Stato ha nei confronti con i creditori (più interessi) è evidente che, secondo la religione in voga, il liberismo, la prima cosa su cui intervenire siano proprio le spese che lo Stato finanzia con i prestiti che riceve alle aste dei Titoli.

Se si riducono le spese saranno necessari meno prestiti, così lo Stato non farà nemmeno spesa in deficit e di conseguenza il debito, che è la somma dei deficit accumulati negli anni, verrà progressivamente ridotto.

Ma come, non resta stabile?
Eh no, perché guarda caso più uno Stato è indebitato è più tenderà a tassare i propri cittadini.
Ovvio, perché servono soldi!

Cosa ne consegue?
Come abbiamo spiegato nel libro di economia spiegata facile, risulterà che lo Stato avrà conseguito un surplus di bilancio che diventerà quello che va tanto di moda chiamare tesoretto.

Invece a noi cittadini non resta che viver come bruti: ignoranti, malati, poveri e squattrinati.

Come sappiamo l’Italia viaggia sui binari dell’avanzo primario dagli inizi degli anni 90 quando a seguito di mani pulite si ritrova proiettata verso i fasti della seconda Repubblica.
Decapitata la casta-ricca-corruzione, causa di tutti i mali, ripristinata la legalità serve far fare uno sforzo ai cittadini (ma perché visto che la causa di tutti i mali: la corruzione era stata estirpata?) per far quadrare i conti.

Austerity - perché il debito aumenta nonostante i tagli?
Austerity - perché il debito aumenta nonostante ci avessero detto che con i tagli sarebbe andato tutto a posto?


 

STANCO DI ESSERE TRATTATO
COME UN PEZZENTE?

libro di economia spiegata facile QUARTA EDIZIONE

 


Aumentare le tasse.

E come si ottiene il tanto anelata riduzione del debito pubblico?
Riducendo le spese, come abbiamo intuito.
Bello.
Basta con ste spese.
Sì, ma tu lo sai a cosa serve la spesa pubblica?
La spesa pubblica serve a fornire servizi pubblici ed investimenti per l’ammodernamento dello Stato e delle infrastrutture.

Istruzione, trasporti, infrastrutture informatiche, cura dell’ambiente, manutenzione stradale e degli edifici pubblici

Ah già, facci caso; tutte queste voci si traducono in LAVORO; e... PIL.

Allora perché non ce lo fanno fare?

Non ce lo fanno fare perché non è bastata la vittoria dei cavalieri bianchi della magistratura sulla classe politica e industriale corrotta.
Eh no, perché il sistema è rimasto inefficiente ed arretrato.
Ai politici disonesti si sono sostituiti dei politici incapaci di governare.
E all’elettorato compiacente si è sostituito un elettorato ignorante e incapace di eleggere politici all’altezza.

Questo, al di là dell’ironia, è qualcosa di innegabile.
Ma se il potere sa generare crisi e cambiamenti, tanto da essere riuscito a trasferire Tutti i poteri dello Stato presso una commissione sovranazionale, non eleggibile da popoli ignoranti e ingordi, quindi plenipotenziaria ed inattaccabile, siamo così certi che sia così interessato a che l’Italia diventi un Paese civile ed evoluto in senso civico?
Perché se l’obiettivo fosse questo, visto che le redini oggi le hanno in mano BCE, commissione europea e fondo monetario internazionale, la cosa più logica sarebbe la severa imposizione di pesanti investimenti su questa risorsa: l’efficienza.


Tagli alla spsa pubblica

Invece no, al contrario, si punta diritti sul taglio della spesa pubblica.
Si tratta di un taglio lineare che interessa tutti i settori indistintamente: sanità, Stato sociale, manutenzione degli immobili e della rete viaria, salvaguardia del patrimonio culturale e naturale, inclusa la minaccia della traballante situazione idrogeologica, ecc. ecc. ecc..

Qualcosa non torna.
Non torna anche quando vai in altri Paesi europei e la ricetta rimane invariata.
Anche per quelli efficienti.
Anche per le democrazie evolute.
Olanda, Francia, Germania, Italia, Grecia (ma che te lo dico a fare).
Ovunque il riassetto dello Stato porta lo stesso nome: RIFORME.
In Germania viene introdotto il concetto del mini job.
La riforma Hartz viene introdotta grazie alla corruzione dell’omonimo politico onesto (sì, tedesco).
In Italia accettiamo senza battere ciglio.


Prima di tutto e di tutti, avevamo inserito la norma del Pareggio di bilancio in Costituzione.
Tanto lo Stato spende e tanto deve incassare in tasse.
In pratica siamo allo Stato privato che svolge le funzioni di esattore e di tutore dell’ordine per conto del potere di prima.
Dato che non fa più le veci del popolo non possiamo che ritenerlo così.

Ma come spiega un bellissimo tweet de Il Pedante, profilo anche chiamato Euromasochismo: se privatizzi uno Stato ti ritrovi sempre con uno Stato, privato, in cui però tu non conti un cazzo.

Tagli tagli ovunque.
Ma poi il bello viene quando scopri che sotto c’è la sorpresa più inattesa.
Che il debito pubblico è cresciuto ovunque.

l'austerity e l'aumento del debito pubblico in Europa

E cosa ottieni quando tagli la cultura, la sanità, il benessere?
Ottieni un popolo ignorante che comincia a "votare male" mettendo in discussione tutta l’architettura europea.
Ma questo è un altro discorso.

Ottieni che diventa necessario sostituire le vecchie ideologie con delle nuove.
Perché se cambiamento dev’essere, la mentalità non può rimanere al paradigma precedente.
Serve formare nuovi status simbol, non coscienze.
Di quelle, il sistema non ha mai sentito il bisogno.
Servono cittadini nuovi e per farcela devi investire tutto sui giovani, ma a costo zero.
Anzi meglio, a costo sotto zero.
Disinvestire sul vecchio modello è proprio quello che ci vuole.
Occorre formare le nuove coscienze votate al sacrificio collettivo per il raggiungimento di una nuova coscienza.

È la coscienza della fede cieca nella nuova religione.


La religione liberista

Poco conta se le nuove generazioni sopravvivono con un reddito da fame, o meglio, erodono il patrimonio accumulato dagli antenati (a quello chissà perché non rinunciano i nuovi virgulti).
Tanto loro prima non c’erano e non possono sapere come ha fatto un intero sistema diverso a prosperare (tanto da permettersi la corruzione dilagante, scusate la battuta) e vedere l’Italia della liretta diventare quarta potenza mondiale superando il Giappone (e contemporaneamente superarlo nella classifica del risparmio privato).

Com’è stato possibile nonostante le mazzette  imboscate da Craxi in Svizzera?


Fine della seconda parte.

Leggi la prima parte

Leggi la terza parte

 

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