Paradisi fiscali, quanti soldi perde il Fisco italiano ogni anno?

Paradisi fiscali

I Paradisi fiscali rappresentano una grande preoccupazione per gli Stati a causa del denaro che si vedono sottrarre dalle loro casse per tasse non pagate.

Di Francesco Celotto

Paradisi fiscali, qual è la causa del turismo fiscale?

C'è un numero elevato di società che trasferiscono le loro sedi e i profitti in Paesi a zero tassazione o con tassazione molto bassa, evitando di pagare le tasse, o pagandone cifre molto basse, nei Paesi in cui effettivamente operano.

Non si tratta necessariamente di manovre illegali, ma questa è causa di una inevitabile ed elevata elusione fiscale.

La responsabilità è dovuta principalmente all’esistenza di regole obsolete sulla tassazione internazionale, non in grado di regolamentare i nuovi modelli di business, in particolare quelli legati all’economia digitale.

In questo modo, ognuno cerca la soluzione più conveniente e per molte multinazionali, da Amazon a Google, è quella di spostare sedi societarie e profitti nei Paesi dove si pagano meno tasse. Una situazione che crea un forte squilibrio, con ingenti perdite di getto fiscale nei Paesi in cui quelle aziende sono nate o si trovano ad operare, con effetti distorsivi del mercato e guadagni ingenti per gli Stati paradisi fiscali.

Nel frattempo, uno studio ha quantificato il gettito perso dai singoli Stati per colpa dei paradisi fiscali e tra i più colpiti c’è anche l’Italia.

Si intitola “The Missing Profits of Nations”, “I profitti perduti delle Nazioni” ed è stato realizzato dai ricercatori Thomas Tørsløv e Ludvig Wier dell’Università di Copenaghen e Gabriel Zucman dell’Università di Berkeley, in California. Lo studio è stato presentato al Fondo Monetario Internazionale (FMI) e offre un’analisi dettagliata delle perdite erariali dei singoli Stati.


Lo studio sui paradisi fiscali

I dati raccolti nello studio, si riferiscono al 2016, ha quantificato i profitti delle multinazionali spostati nei paradisi fiscali in 650 miliardi di dollari, pari a circa 590 miliardi di euro, con un risparmio fiscale di circa il 10%.
Tra i Paesi più colpiti da questa sottrazione di tasse ci sono soprattutto quelli europei.


Uno dei grafici dello studio, fonte: https://bit.ly/2Ux1KEw


La Germania ha perso il 29% di entrate fiscali, la Francia il 24%, il Regno Unito il 21% e l’Italia il 19%.
I Paesi più penalizzati fuori dall’Europa, sono gli Stati Uniti con il 17% e il Brasile con il 10%.

Le multinazionali che spostano maggiori profitti nei paradisi fiscali sono quelle statunitensi, circa il 60%, mentre quelle degli altri Paesi sono circa il 40% in media.

La società “simbolo” di questa pratica di elusione fiscale è Google Alphabet che nel 2017 ha incassato profitti per la cifra di 23 miliardi di dollari (21 miliardi di euro) registrati sull’isola di Bermuda, paradiso fiscale dell’Oceano Atlantico dove la tassazione delle società è zero.
Il trasferimento dei profitti societari nei paradisi fiscali va a vantaggio sia delle aziende che dei loro azionisti sui dividendi esentasse.

Il dato più sconvolgente, tuttavia, non è tanto il trasferimento dei profitti verso paradisi fiscali noti come le Isole Cayman, le Isole Vergini, Bermuda o la Svizzera.
Ciò che scandalizza sono i trasferimenti all’interno della stessa Unione Europea: ben l’80%.


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Chi scippa più soldi all'Italia?

Paesi come Lussemburgo, Irlanda e Olanda sottraggono circa 5,4 miliardi di euro (6 miliardi di dollari) al Fisco italiano. Inoltre molti paesi dell'est europa (Bulgaria e Romania in testa) prevedono una imposizione fiscale estremamente bassa sui redditi di impresa (dal 10 al 15% massimo).

A livello mondiale, invece, nei Paesi Ue di Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Belgio, Cipro e Malta vengono trasferiti dalle multinazionali circa 290 miliardi di dollari di profitti all’anno (265 miliardi di euro).
Queste somme provengono per il 35% da altri Paesi europei a tassazione elevata, come Italia e Francia, il 30% dai Paesi in via di sviluppo e infine il 25% dagli Stati Uniti.
Per quanto riguarda l’Italia, circa 25 miliardi di dollari (23 miliardi di euro) di profitti delle multinazionali realizzati nel nostro Paese vengono spostati nei paradisi fiscali.
Il risultato è una perdita di gettito per il Fisco italiano di 8 miliardi di dollari, pari a 7,3 miliardi di euro.

Riflettendo su questi dati non può non balzare all'occhio la urgenza di armonizzare quanto prima i sistemi fiscali nella Comunità Europea.

A cosa servono le tasse e perché le paghiamo?
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È inaccettabile oggi, alla luce della gravissima depressione cui andremo incontro, la sussistenza di fenomeni come i paradisi e il dumping fiscale all'interno dell'Europa.
Alla Comunità Europea servono subito, pena la sua disgregazione, oltre agli eurobonds anche un sistema fiscale uniforme e un ministero europeo delle finanze e della economia.
Inaccettabile che paesi come l'Olanda e quelli dell'est non accettino la mutualizzazione del debito dopo aver sottratto al nostro fisco miliardi di euro.

Il ruolo della Germania

La Germania dovrebbe fare opera di moral suasion sull'Olanda perché elimini questi iniqui vantaggi fiscali a favore soprattutto delle grandi imprese.
Anche i tedeschi ci rimettono miliardi di mancati introiti fiscali o forse dovremmo pensare che, pur di non far passare gli eurobonds e salvare l'Europa, sono disposti a chiudere un occhio sulla indecente ed immorale condotta del paese dei tulipani.

Francesco Celotto

 

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Francesco Celotto


Francesco Celotto, imprenditore, analista finanziario indipendente, ex attivista M5S ,candidato al Senato per M5S, già fondatore del gruppo grandi opere del M5S Veneto. Coautore di due libri sul disastro ambientale e la corruzione relativa alle grandi opere del Veneto (2012: Strada Chiusa con Marco Milioni; 2015 Strade Morte con Marco Milioni, Carlo Costantini, Massimo Follesa) , ex presidente di Veneto sostenibile ed ex vicepresidente della Associazione Soci Banche Popolari, già portavoce Covepa (Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa).

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