All'Italia serve politica fiscale non politica monetaria
Di Francesco Celotto
Come è sotto gli occhi di tutti l'Europa si sta muovendo poco e male per affrontare la pandemia attuale che avrà effetti peggiori, a mio avviso, della crisi del 29 per le economie mondiali.
Assistiamo ad uno scontro (finale?) tra i paesi del Nord Europa, Germania in testa che si scuda dietro alle canaglie olandesi ma che è la prima a non volere mutualizzare il debito e quelli del Sud (Italia, Spagna e Francia in primis).
La politica monetaria non basta
A Paesi come Italia e Spagna, ma il discorso si può tranquillamente estendere alla Francia, non basta la politica monetaria messa in gioco, in modo anche vigoroso, dalla BCE.
Non basta un nuovo gigantesco quantitative easing se poi i denari immessi nel sistema (oltre 800 miliardi di euro) non arrivano alle imprese.
In Italia il tessuto imprenditoriale è composto per il 95% da piccole e microimprese che non potranno reggere a lungo la chiusura, soprattutto se non verranno attivate linee rapide di supporto finanziario.
Il quantitative easing va bene per calmierare lo spread dei nostri titoli di Stato e contenere il costo degli interessi ma, dato che la BCE non ha nel proprio statuto per le note resistenze tedesche a farlo, il compito di finanziare direttamente gli Stati e le imprese ci serve una generosa e audace politica fiscale.
Una banca pubblica per investimenti delle PMI
La nostra economia ha bisogno di pesanti interventi diretti: finanziamenti a tasso zero alle imprese, helicopter money alle famiglie, sostegno pubblico all'impiego etc.
Dato il livello altissimo del nostro debito pubblico, già prima dello scoppio del coronavirus al 130/135% del nostro PIL, non possiamo indebitarci molto di più a differenza dei tedeschi che hanno un debito in rapporto al pil della metà rispetto al nostro.
L'unica strada sono i recovery bond o eurobond che permetterebbero a Italia, Spagna e Francia di accedere ai mercati pagando un differenziale di interesse nettamente inferiore.
Chiariamo subito che gli strumenti attualmente a disposizione per i paesi europei non sono assolutamente sufficienti ad affrontare la emergenza economica.
Il Mes (Meccanismo europeo di stabilità) dispone di soli 250 miliardi con un grosso limite. Quello di poter concedere finanziamenti pari al massimo al 2% del pil di ogni paese (per l'Italia trattasi di circa 30 miliardi di euro una cifra comunque insufficiente) e prevede la firma di un memorandum of understanding che di fatto impone una serie di rigidi controlli e tagli sulla spesa pubblica su sanità e pensioni in primis.
Abbiamo visto cosa significhi la applicazione del Mes nel caso della Grecia qualche anno fa. Trattasi di uno strumento assolutamente inefficace.
Il ruolo della Germania
Serve altro e serve soprattutto che la Germania per una volta smetta di anteporre meschinamente ed egoisticamente i propri interessi davanti a quelli comunitari e appoggi in maniera convinta queste nuove misure le uniche che eviterebbero il collasso della Unione Europea.
Ricordo che Italia (2146 miliardi), Francia (2800 miliardi) e Spagna (1660 miliardi) hanno un PIL aggregato pari a 6606 miliardi ben superiore a quello di Germania (3900 miliardi) e Olanda (864 miliardi).
Se fallissero Italia e Spagna le conseguenze sarebbero disastrose per le economie tedesche ed olandesi.
Un piano credibile di sostegno dovrebbe contemplare il 10% del pil europeo, 1500 miliardi di euro tra sostegni all'impiego (già stanziati 100 miliardi), finanziamenti della Banca Europea degli Investimenti (disponibili 200 miliardi) e emissione di eurobond.
Serve questa ultima terza gamba.
No al Mes.
Crucchi e tulipani se lo tengano pure.
Non ci serve a nulla.
STANCO DI NON CAPIRCI NIENTE DI ECONOMIA?
Infine per completare il possibile rilancio della economia italiana serve creare una nuova Banca Pubblica di Investimento per le Piccole e Medie Imprese.
Serve una banca al servizio davvero delle nostre imprese. Il sistema bancario italiano infatti dubito che utilizzerà la liquidità fornita dalla BCE attraverso il qe per concedere credito. Non lo ha fatto negli anni precedenti figurarsi adesso con il rischio di fallimenti a catena.
Oggi è prevista la riunione dell'Eurogruppo. Consiglio ai tedeschi di prendersi per una volta le loro responsabilità invece di continuare a nasscondersi dietro alle canaglie olandesi
Francesco Celotto
Francesco Celotto, imprenditore, analista finanziario indipendente, ex attivista M5S ,candidato al Senato per M5S, già fondatore del gruppo grandi opere del M5S Veneto. Coautore di due libri sul disastro ambientale e la corruzione relativa alle grandi opere del Veneto (2012: Strada Chiusa con Marco Milioni; 2015 Strade Morte con Marco Milioni, Carlo Costantini, Massimo Follesa) , ex presidente di Veneto sostenibile ed ex vicepresidente della Associazione Soci Banche Popolari, già portavoce Covepa (Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa).