Romano Prodi, i traditori dell’Italia

Romano Prodi, traditore dell'Italia

Romano Prodi, noto in tutto il mondo come il "Mortadella" è il conflitto di interessi umano con una intera collezione di scheletri nell'armadio.Dalle consulenze pagategli dall'IRI (durante il suo mandato come presidente dell'ente stesso) alle ricerche di mercato fatte da neolaureati che copia-incollano dalle enciclopedie e dalle tesi di laurea.

La galleria di bravate del "Mortadella" prosegue fino alle commesse milionarie, pagate con soldi pubblici, per investigare sul tasso di natalità degli asini somali o la velocità di spostamento di capre, pecore e cammelli nel deserto, sempre con soldi pubblici con i quali si salva dalla bancarotta.

Il depistaggio nel caso Moro, la svendita dell'Italia, le promesse di un'Europa versione El Dorado pur sapendo che sarebbe stato un bagno di sangue.

Credevate che Prodi fosse soltanto quello che ha svenduto l'Italia e firmato per incatenarci all'Europa della concorrenza spietata tra presunti partner in cui la solidarietà è solo di facciata?
Allora non perdetevi il terzo appuntamento della serie, I traditori dell'Italia.

Romano Prodi, un vero e proprio pezzo da novanta al servizio della svendita del Paese: benvenuti al terzo appuntamento con i traditori dell'Italia.
Dopo i mitici Mario Monti e Giorgio Napolitano, che ti invito a rileggere perché ne abbiamo aggiornato i ritratti con succosi e importanti dettagli, eccoci a colui che meglio di chiunque altro ha saputo svendere l'Italia a privati e stranieri.


L'esperto in svendite, Romano Prodi

Romano Prodi
Prodi nel ritratto di Costantino Rover © per economia spiegata facile

Romano Prodi è celeberrimo per le famose privatizzazioni svolte in Italia a partire dagli anni Novanta.

Di queste ha sempre saputo fare sfoggio, per agevolare la propria carriera e la propria immagine, come un fiore all'occhiello, tanto nelle trasmissioni televisive, che sui giornali e nei consessi politici, financo nel ruolo di consulente di importanti fondi di investimento stranieri, come la giapponese Nomura.

Ma Prodi non è soltanto il simbolo, nella veste di Pinocchio, di quella che era stata (s)venduta agli italiani come la trovata geniale per arricchire l'Italia e consentirle di abbassare il debito pubblico.

È anche quello che assieme a Massimo D'Alema firmò il Trattato di Lisbona durante una pomposa cerimonia. Stavolta però vengono ritratti nelle vesti del gatto e la volpe che dissotterrano altri zecchini d'oro da consegnare agli italiani. A sentire loro.

 

Come stia andando in Europa per l'Italia, politicamente ed economicamente, è sotto gli occhi di tutti.

Prodi e D'Alema firmano il trattato di Lisbona il 13 dicembre 1997
Prodi e D'Alema firmano il trattato di Lisbona il 13 dicembre 2007

 


Romano Prodi sulle sue privatizzazioni, versione 1
"Ne sono orgoglioso, sono l'unico ad averle fatte"

 


Romano Prodi sulle sue privatizzazioni, versione 2
"Le mie privatizzazioni? Obblighi europei"

fonte: Il Giornale


"Erano obblighi europei. Scusi a me che ero stato a costruire l'IRI, a risanarla, a metterla a posto, mi è stato dato il compito da Ciampi, che era un compito obbligatorio per tutti i nostri "riferimenti europei" di privatizzare. Quindi si immagini se io ero così contento di disfare le cose che avevo costruito.".

fonte, video min: 7:25

 

La privatizzazione di Autostrade

"La privatizzazione era obbligatoria perché era un ordine che veniva...  una decisione che veniva da tutti i contesti internazionali, una decisione presa politicamente.
E la Società Autostrade - intendiamoci - quando era disciplinata e controllata rigava dritto e ha fatto tante cose.
Il problema non è dare una concessione e chiudere gli occhi, il problema è dare la concessione con le regole e poi deve aver gli ispettori, deve avere tutti i tecnici che seguono le cose, devi intervenire quando è ora.
Non è un problema si o no la concessione, la concessione va data perché queste erano le regole."

Comincia già ad esserne un po' meno orgoglioso... la colpa sta già diventando delle regole europe...


Romano Prodi sulle sue privatizzazioni, versione 3
"Le privatizzazioni furono colpa di Ciampi"
(ma non erano colpa dell'Europa?)

"A me che ero stato a costruire l'IRI, a risanarla, a metterla a posto, mi è stato dato il compito da Ciampi, che era un compito obbligatorio per tutti i nostri "riferimenti europei" di privatizzare"

Adesso scarica la colpa sui morti...

fonte


 

Romano Prodi sulle sue privatizzazioni, versione 4
"Occorre certamente una politica pubblica che aiuti la ripresa delle nostre imprese"

Il Messaggero

Oggi Prodi si dissocia apertamente dalle privatizzazioni che gli sarebbero state imposte nell'ordine dall'Europa e da Ciampi.
Come potete notare in qualsiasi intervista recente, Prodi non fa più cenno ai propri meriti nell'aver prima fatto spolpare e poi scaricato l'IRI.

Dopo aver perso tutta la sua baldanza per i risultati conseguiti, degli anni Novanta, Prodi oggi invece auspica che lo Stato ritorni a guidare l'impresa nazionale, come stanno facendo i tedeschi e come non hanno mai smesso di fare i francesi.

Eh certo, perché, dice Prodi:

"Oggi il contesto è completamente cambiato"

Sì, infatti l'Italia ha un buon 30% di debito/PIL in più sul groppone rispetto al 1992 e vive una fase recessiva ormai divenuta costante.
Bravo Prodi, e allora perché oggi le ricette non dovrebbero inasprire le privatizzazioni?
Forse perché il contesto mondiale è mutato? Ma allora non era un problema di debito, ma di rapporti di forza all'interno del Paese che andavano cambiati...

Insomma I Prodi, gli Andreatta, gli Amato, i Ciampi & C. avevano previsto tutto il contrario di ciò che si sarebbe poi verificato con l'Euro (salvo accorgersene un minuto dopo aver firmato i trattati europei e i vari sminuzzamenti della sovranità nazionale).
E, giusto in tempo Prodi e Amato tentano di fare la virata per salvarsi la faccia.

Il bello è che tutto era stato progettato nell'ottica di un'Europa che fosse unita all'interno di un panorama geopolitico, finanziario ed economico, globale; rivoluzionato.
Ed oggi si accorgono (quelli che sono ancora vivi) che proprio queste condizioni andavano affrontate in maniera opposta a quella invece adottata dai luminari di derivazione democristiana, che dopo aver fatto a brandelli la sinistra, ne hanno indossato la pelliccia per sembrarne gli eredi.

 

Le privatizzazioni di Romano Prodi e Massimo D'Alema hanno dato i risultati promessi?
Le privatizzazioni di Romano Prodi e Massimo D'Alema hanno dato i risultati promessi? Dal libro di economia spiegata facile

 

Le privatizzazioni di Romano Prodi e Massimo D'Alema hanno dato i risultati promessi?
Le privatizzazioni di Romano Prodi e Massimo D'Alema hanno dato i risultati promessi? Dal libro di economia spiegata facile


La presa in giro delle privatizzazioni

Possibile che se ne sia accorto il libro di economia spiegata facile e invece milioni di elettori inneggino ancora ai tagli della spesa pubblica, invece che la sua corretta redistribuzione?

Siamo solo noi a porci certe domande?

Dal libro di economia spiegata facile:

"...E anche se fosse, come mai dopo Tangentopoli e il crollo dell’intera classe dirigente che ha dominato incontrastata in Italia per tutto il secondo dopo guerra; nonostante il “trionfo del bene sul male” le cose siano andate sempre peggio?

Perché abbiamo dovuto compiere la razionalizzazione della spesa pubblica con trucchi come l’accorpamento dei Comuni, abbiamo dovuto operare generosi tagli agli enti locali, la tassa sui rifiuti è aumentata del 50% nonostante facciamo la raccolta differenziata?

E meno male che ce li dovevano pagare.

Perché di fronte ai progressi tecnolgici che riducono i costi di gestione e di scambio, nonostante la privatizzazione dei servizi locali, dipinti come sprechi, i costi fissi in bolletta superano quelli dovuti ai consumi?

Perché le tasse locali aumentano?

E perché, dopo le massicce e spietate privatizzazioni, fiore all’occhiello della sinistra progressista e liberista, vanto dei vari Prodi e D’Alema il debito pubblico è continuato e continua a salire?"

 


 


 

Nonostante le privatizzazioni di Romano Prodi & C. il debito pubblico è raddoppiato lo stesso

fonte: Contropiano

 


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Le riflessioni sull'Europa

"L'Europa si presenta di fronte agli Stati Uniti come una potenza economica di grande dimensione e di grande potere.

Naturalmente con dei problemi, però, molto seri perché c'è l'unione monetaria; non si può più svalutare; ma non c'è ancora una politica economica comune.

E allora voi capite che in queste situazioni incidenti possono sempre capitare.
Quelli che gli economisti chiamano gli "shock erratici", gli "shock improvvisi" che possono derivare da fenomeni anche assolutamente casuali.

Pensate a una tensione sociale in uno dei Paesi, pensate a un contratto sbagliato dell'amministrazione pubblica di un altro paese, pensate anche a qualche evento disgraziato.
Evidentemente in questi casi noi abbiamo nei Paesi unitari un aggiustamento, per cui poi il reddito viene distribuito diversamente nelle diverse regioni...

Un tempo noi avevamo la svalutazione delle monete, adesso con le monete rigide non abbiamo ancora gli strumenti di politica economica che possano in qualche modo bilanciare eventuali shock, eventuali errori, eventuali sbagli della politica economica."

 

L'Eurotassa

"LE FESTE troppo lunghe diventano stucchevoli, ma questa corsa all' Euro l' abbiamo tanto sofferta che un sovrappiù di rallegramenti non stona. Ieri dunque è giunta da Ciampi la certezza che l' Italia sarà dentro la moneta unica fin dall' inizio.
Quel deficit pubblico ridotto al 2,7% del Pil è la nostra assicurazione sulla vita.
Entreremo nel club esclusivo della moneta sicura, della bassa inflazione e del credito a buon mercato, dal quale molti volevano escluderci. Abbiamo centrato un traguardo storico: sul più importante dei parametri di Maastricht, nel '97 l' Italia ha fatto addirittura meglio di Germania e Francia.
...
Prodi, si è ricordato di estendere la gratitudine agli italiani tutti: i quali conservano, nelle buste paga fino a novembre, il ricordo di un costoso sforzo collettivo.
...
L' Italia, memore delle dissipatezze passate, misura oggi quanto sia vantaggioso l' essere un Paese a sovranità limitata, continuamente esaminato e giudicato da Bruxelles, da Bonn, dalla Bundesbank, da Parigi, da Aznar, e da noi giornalisti che fungiamo da grancassa alle classi dirigenti europee.
...
Francesi, tedeschi, inglesi, ancora stentano a capire come Prodi sia riuscito a prelevare la pesante Eurotassa senza che il Paese si rivoltasse contro di lui."

Federico Rampini, Repubblica 1998

Grazie ai tagli, alle privatizzazioni, all'aumento delle tasse, l'Italia quindi centrò il miracolo del '97, che non consistette nell'ingresso nell'Euro - per il quale fu necessaria anche l'eurotassa, ma semplicemente la riduzione del deficit dal 7% al 2,7%.

"L’eurotassa fu versata dagli italiani senza colpo ferire, ma per riportare i conti sulla rotta del fatidico 3%, fu necessaria una nuova manovra correttiva da 15.500 miliardi, varata dal Governo il 27 marzo del 1997. Un anno vissuto pericolosamente, il 1997, sull’ottovolante dei mercati e dello spread."

Il Sole 24 Ore


L'Eurotassa fu la gabella aggiunta sul conto degli italiani per centrare l'obiettivo dell'ingresso nell'euro.
Ad deciderla fu Romano Prodi nel 1997.
Il prelievo forzoso totale fu di 11.500 miliardi di lire e venne restituita solo per il 60%, due anni più tardi.


 

L'ingresso nell'euro

Pur sapendo che:

"Con le monete rigide (l'euro) non abbiamo gli strumenti per reagire agli shock, agli sbagli della politica economica"

 

 

"La Germania è di gran lunga il Paese più potente d'Europa grazie all'Euro.
La vera Cina in questo momento è la Germania.
Nella vita c'è anche il suicidio, può darsi che noi sbagliamo, ma ragionando sui fatti io sono piuttosto sicuro di un esito non disastroso".

... non disastroso...

 

Le sue previsioni sull'euro, sull'Europa e le cessioni di sovranità... e potere salariale

SE NON CARICHI IL VIDEO CLICCA QUI

 

 


 

 

 

 


 

 

... Per una volta siamo d'accordo.

Romano Prodi era consapevole della cessione di sovranità e degli effetti di questa Europa

Romano Prodi, da presidente del partito (dal 2006 al 2008) che nel frattempo è diventato il PD (hanno avuto almeno la decenza di tagliare la parola sinistra dal nome), quando firmò il trattato di Lisbona assieme a Massimo D'Alema) era consapevole della cessione di sovranità e degli effetti di un'Europa fatta soltanto attorno ad una moneta unica con cambi fissi.

Se la moneta unica, che non consente flessibilità di cambio, verrà applicata a economie diverse tra di loro sarà un delirio. Perché allora ci ha fatto entrare nell'Euro prima che le contromisure e i contro bilanciamenti fossero stati attuati?
Ma secondo voi, un costruttore di automobili che vi fa salire su un'automobile senza freni, lo sta facendo in buona fede?
Moltissimi sprovveduti sono ancora convinti che ai massimi livelli della politica qualcosa del genere possa passare inosservata salvo accorgersene dopo (e non porre rimedio).

L'Italia già dal 1998 ha agganciato la lira ad un cambio fisso con l'euro svantaggioso, fissato a 1936,27. Viene in pratica sovrapprezzata, mentre il marco fa il percorso inverso, svalutandosi.
È il definitivo addio dell'economia italiana alle posizioni importanti sul panorama mondiale.
E scende dalla quinta posizione fino ad uscire persino dal gruppo del G8.
Economicamente e industrialmente l'Italia smette di contare a livello internazionale.

 


"La privatizzazione era obbligatoria perché era un ordine che veniva... un ordine (lapsus), una decisione che veniva da tutti i contesti internazionali, una decisione presa politicamente. E la Società Autostrade - intendiamoci - quando era
disciplinata e controllata rigava dritto e ha fatto tante cose"

fonte, video min. 31:00

 


"Con l'Euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più"

È la citazione dell'utile idiota a comando di un vascello di carta destinato contro l'iceberg.

Più di qualunque analisi, più di qualsiasi critica, anche semplicemente di tipo lombrosiano, vale questa massima. Pronunciata non certo come auspicio, perché postuma rispetto tutte le analisi tecniche che davano per certo il baratro di fronte all'Italia, questa frase significa al livello più alto l'intelligenza di tutta la storia e dell'elettorato di "quella sinistra".

Ed è l'epitaffio più adatto sulla lapide della nazione.

Non solo le fantasmagoriche privatizzazioni non hanno prodotto alcuno sgravio a lungo termine del debito pubblico, in costante aumento dalla fine degli anni 90, come se avessimo due IRI e non zero, a trascinarci sul fondo, ma hanno rappresentato un banchetto per privati e stranieri.

Oltre alla già citata IRI, Dal 1992 le privatizzazioni hanno riguardato vendita sotto costo di:

  • Italgel (valore 750 miliardi) Cirio-Bertolli-De Rica, GS Autogrill; (valore 750 miliardi) prima spacchettata e poi venduta a Nestlè (per 680 miliardi);
  • a Nestlè (per 680 miliardi);
  • GS Autogrill a Benetton per 450 miliardi, da questi ceduta alla francese Carrefour per 4.500 miliardi (sì, non è un refuso; ben 10 volte di più);
  • Telecom,
  • Credito Italiano;
  • Imi;
  • Alfa Romeo (via Finmeccanica) alla FIAT per il 10% di quello che offriva Ford.
  • Banca Nazionale del Lavoro (BNL);
  • Banco di Napoli;
  • Finmeccanica- Fincantieri 
  • Autostrade sempre a Benetton che si tengono i ricavi e scaricano i costi sullo Stato (e sulle vittime dei crolli, vedi ponte Morandi);
  • Parziale privatizzazione di Enel ed Eni (38°nell’elenco di Forbes delle prime 2000 al mondo);
  • Banca d'Italia viene partecipata da banche straniere (Bnp Paribas, Allianz, Banco Bilbao, Crè dit Agricole, ecc.);
  • più recente il gruppo di Poste italiane è entrato in borsa ed ha visto l'ingresso di investitori stranieri (per quote molto modeste);
  • ... e così via...

L'Euro? Un esperimento sulla nostra pelle, firmato Romano Prodi


I risultati delle privatizzazioni

Insomma non stiamo parlando di enti inutili o immobili in disuso, bensì di AZIENDE STRATEGICHE nel settore bancario, militare, che il covid-19 ci ha ricordato cosa significa non avere più.
Tutte aziende che davano entrate sicure allo Stato e di cui ci siamo disfatti per assecondare il mantra dello spreco pubblico. Oggi fanno la fortuna dei privati e degli stranieri.

L'irresistibile ascesa dell'economia italiana, finalmente sgravata dagli elefantiaci pesi delle aziende di Stato, si è fatta immediatamente sentire. È letteralmente innumerevole la conta degli asset privati finiti in mano straniera dopo che l'ingombrante Stato si è fatto da parte.
A conferma che finalmente l'industria italiana ha trovato terreno fertile ed un'economia di mercato finalmente a misura di impresa, facciamo un veloce elenco delle attività finite in mani straniere a partire dal 1992:

Dainese, Elettrolux, Riso Scotti, Fiorucci Salumi, Glaxo, Pomellato, Conbipel, Safilo, Gancia, Lumerjack, Sergio Tacchini, Ducati, Pernigotti, Carapelli, Valentino, Olio Sasso, Parmalat, Galbani, Star, Loro Piana, Eridania, Bottega Veneta, Locatelli, Invernizzi, Fendi, Orzo Bimbo, e così via.

L'Italia è rimasta un Paese arretrato da molti punti di vista. Proprio come prima insomma.
La differenza però è che oggi non ha più la guida nei settori strategici per il rilancio dell'occupazione, della ricostruzione e dell'ammodernamento del Paese.
Insomma, anche se avessimo una classe dirigente capace - cosa ben lungi dall'esistere in Italia - ci troveremmo comunque in mano ad altri soggetti; più precisamente (si fa per dire) dei mercati.
Tutti soggetti che hanno come missione il raggiungimento di obiettivi di dividendi, non il bene comune e la difesa dei più deboli o la prosperità diffusa.

 

Quali sono i dati reali sulla disoccupazione in Europa?
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Con tassi di disoccupazione costantemente superiori alla media europea, tutta la campagna mediatica contro la castacriccacorruzione oggi privata delle prebende di Stato e di fatto estromessa dalla politica, non ha prodotto i risultati promessi.
Anzi oggi i privati non devono nemmeno più scendere a patti con la politica, visto che si sono visti recapitare il patrimonio pubblico, bello infiocchettato, davanti alla porta di casa.

 

non importa che le regole siano stupide...

 


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 La Cina? È una grande opportunità

Sono così celebri, tanto da rimbombare di quando in quando anche le dichiarazioni di Prodi a favore dell'ingresso della Cina nell'economia italiana.
La Cina è una grande opportunità e noi dobbiamo vincere la sfida dell'innovazione tecnologica nelle nostre produzioni.
Con la differenza che, mentre in Cina è il Governo, ovvero il Partito comunista cinese (PCC) ad investire in tecnologie ed ammodernamento della macchina produttiva, Prodi intendeva che gli imprenditori e gli industriali si sarebbero dovuti arrangiare di tasca propria.

Secondo Prodi la Cina è una grande opportunità per l'Italia e gli italiani

fonte 1 - fonte 2 -  fonte 3 -  fonte 4

Romano Prodi

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Le informazioni contenute in questo articolo sono state verificate.
Il suo scopo non è quello di fare un’inchiesta o un’indagine approfondita, ma quella di annotare fatti che il lettore potrà approfondire sulle fonti indicate o su altre che egli dovesse trovare opportune al caso.


 


La collana de, I traditori dell'Italia

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10 pensieri su “Romano Prodi, i traditori dell’Italia

  1. Quindi all’interrogativo del perchè essendo il debito pubblico creatosi soprattutto a partire dagli anni 1981 al 1992, da cui tangentopoli. La spiegazione, a mio avviso risale agli effetti del sessantotto e conseguente gestione allegra e truffaldina con l’ingresso dei socialisti al governo.

    In seguito ci si chiede come sia poi ulteriormente maturato detto debito fino ad arrivare agli attuali circa 2.500 miliardi? Perchè le scelte liberiste togliendo di fatto un controllo regolatore sull’economia hanno di fatto decuplicato il malaffare.
    Al punto che non si è smesso di rubare ma di vergognarsi,( Da Vigo.).

    Del resto dello sbaglio se ne è accorto lo stesso R. Prodi che ora invoca un ritorno nell’economia dello stato. Insomma uno stato democratico, se tale non può avere una economia di mercato liberale ma sociale.

    1. La domanda è cruciale e mi compiaccio che le date indicate tra il 1981 e il 1992 dove inserisci il boom del debito pubblico.
      Purtroppo la risposta che ti sei dato è sbagliata, ma per rispondere dovremmo scrivere un commento lungo quanto alcuni articoli.

      Tutte le risposte si trovano nel libro di economia spiegata facile, che riserva molte pagine alla documentazione e alla disamina delle reali cause del debito pubblico italiano.

  2. Ottimo lavoro. Erano tempi che non riuscivo a concentrarmi su un articolo abbastanza lungo.
    Io sono molto ignorante e comunque ABORRO l’Italia del dopoguerra.

    Avete citato Moro. Si possono citare altre cose, anzi no. Tremende, visto che non ne parla nessuno, che si possono solo immaginare. Realpolitik atlanticavma…tremenda.
    Che dire? Ottimo lavoro.

    La finanza non si può processare. I guerrafondai si. O i traditori della patria.

    Troia non fu presa con la forza ma con l astuzua EVIL TRADIMENTO. Dove non era riuscito Hitler è Riuscita l’Europa.
    Qualcuno disse che Prodi era del KGB. Ovviamente la seduta spiritica è una palla.

    Comunque quell’uomo ha distrutto l’Italia come Mussolini ma in maniera soft.

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