Perché crisi e benessere vanno e vengono? I cicli economici

i cicli economici donano e portano via benessere, perché?

Creano ricchezza e poi se la portano via. I cicli economici sono prevedibili, hanno durate più o meno lunghe e da loro dipendono i periodi di benessere e di crisi. Conoscerli ci aiuta a comprendere perché ogni tot anni nascono le crisi e i periodi neri.

Ma cosa sono i cicli economici? Come sono fatti e cosa li scatena? E, soprattutto in che fase ci troviamo del ciclo che ci riguarda personalmente?

Parlare dei cicli economici richiederebbe numerosi articoli e quindi sarebbe impossibile condensare tutto in un solo pezzo.
Ma dato che è scontato che tutti sappiamo che ci troviamo in fase di recessione (anzi peggio, di stagflazione), credo non servano molte spiegazioni che la realtà da sola non ci stia già dando.
In questo articolo proviamo a spiegarlo in modo da consentire al lettore di trovare l’orientamento in questa crisi.

Cosa sono i cicli economici?

I cicli economici sono come le montagne russe. Sono un continuo sali e scendi, non tutti uguali che ci fanno vivere  momenti di euforia alternati a momenti di panico.

I cicli economici si differenziano tra cicli brevi e cicli lunghi e sono composti da 4 fasi: espansione, recessione, depressione e ripresa.

I cicli economici si susseguono incessantemente ed alternano queste 4 fasi in modo più acuto o moderato a seconda dell’andamento della spesa e degli investimenti del mercato.
Il vero detonatore dell’inizio del ciclo breve è il credito. Maggior quantità di prestiti danno luogo a maggiore propensione alla spesa e quindi all’espansione dell’economia.
Se durante questa fase il credito genera spesa e consumi (portando l’economia al picco più alto) seguirà una fase in cui i prestiti dovranno essere rimborsati e quindi faranno contrarre la spesa per consumi al picco più basso, ovvero alla crisi, che a seconda della gravità di questo calo dell’economia chiameremo RECESSIONE o DEPRESSIONE.

i cicli economici sono come le montagne russe

Queste due sono fasi intermedie tra la già citata espansione e la RIPRESA che chiude il ciclo ed anticipa una nuova fase di espansione.

La fase di ripresa chiude i cicli economici

Una caratteristica dei cicli economici è che ogni ciclo comincia in un punto più alto della crescita rispetto al ciclo precedente.
Ciò è dovuto al fatto che storicamente gli investimenti hanno prodotto nei cicli precedenti un aumento della produttività.

La produttività fa sì che l'andamento dei cicli economici segua un percorso di costante crescita

La produttività fa sì che l'andamento dei cicli economici segua un percorso di costante crescita economica.


Quanto durano i cicli economici?

Il fatto che i cicli siano scanditi dall’emissione di credito fa sì che dovremmo saper predire con una certa precisione la loro durata che, nel caso del ciclo breve varia dai 5 agli 8 anni.

Nel caso di normale amministrazione i picchi del ciclo possono essere attenuati in modi diversi attraverso i cosiddetti stimoli. Alcuni coinvolgono la banca centrale, chiamata in causa dallo Stato nell’emettere liquidità o a ritirarla agendo sui tassi di interesse.

Purtroppo però nel lungo periodo, assieme all’aumento della produttività, il credito porta ad un sostanziale e progressivo indebitamento, perché progresso chiama progresso e quindi sempre maggiori investimenti e maggiori investimenti richiedono sempre nuovi prestiti. Questo indebitamento va stratificandosi fino a raggiungere un livello che non riesce ad essere sostenuto dall’economia.
Perché? Perché la nostra economia si basa sul consumismo e se i consumi voluttuari sono in misura superiore agli investimenti nel lavoro (e nell’uomo) si genera una parte di debiti che non è sostenibile in quanto non poggia su un valore che può essere reinvestito.
Nel ciclo di lungo periodo non basta regolare i tassi di interesse, ma occorrono misure drastiche che possono arrivare fino al fallimento delle aziende più indebitate o alla ristrutturazione dei debiti fatta di diluizione delle rate, di riduzione degli interessi dovuti, dall’esproprio delle garanzie da parte delle banche, persino di riduzione dei debiti da parte dei creditori che, piuttosto di veder fallire il debitore e ritrovarsi con un NPL, si accontentano di recuperare almeno una parte del prestito, ecc.

Questo tipo di eventi avvengono in tempi più lunghi calcolati fra i 50 e gli 80 anni (talvolta 100).
È chiaro però che maggiore è la produttività e maggiore è anche l’accelerazione dell’economia, del progresso e quindi anche dell’emissione dei prestiti. Ecco perché le crisi diventano sempre più frequenti e spesso difficili da prevedere.


Perché ci sono i cicli (e le crisi) se possiamo prevederli?

Ad eccezione dei casi eccezionali e imprevedibili (o mal gestiti) come la appena trascorsa pandemia e la guerra in Ucraina, le crisi sono prevedibili eppure ci spiazzano tutte le volte che accadono.
Perché ci facciamo cogliere di sorpresa ogni volta?
Semplice: perché per quanto l’economia sia una scienza prevedibile, non è una scienza esatta. Basta vedere le crisi causate dalle bolle.

Le bolle speculative

Le bolle si verificano quando investitori e consumatori puntano talmente tanto su un determinato settore (un mercato) da spingerne la crescita dei prezzi così in alto da superare le reali possibilità di rendita di quello stesso settore. Insomma la bolla cresce fino a superare il fondamentale economico (in un certo senso il valore reale) dell’asset (cioè il bene o la proprietà il cui valore può essere monetizzato) di riferimento, detto anche sottostante, che funge da base del mercato.

Non si sono accorti che quel mercato non poteva svilupparsi più di quanto l’euforia li avesse spinti ad investirci sopra.

Di bolle finanziarie se ne sono avute in passato, vedi i tulipani olandesi fra il 1634 e il 1637 o il famigerato crollo di Wall Street del 1929, come di recente: la bolla delle dot-com (quella legata all’euforia per il nascente mercato di internet che fu in grado di mettere quasi in ginocchio persino giganti come Amazon, eBay ed Apple) tra il 1997 e il 2000, crisi dei sub prime nel 2007 (legata a Lehman Brothers), bolla immobiliare in Cina nel 2021 (caso Evergrande), e quelle future del Bitcoin e/o di altre criptovalute.

Ciclicamente, ci troviamo a vivere in momenti di euforia collettiva e di spesa à gogo, come si diceva una volta. Il motivo è semplice: l’euforia è contagiosa!

Ci spinge a spendere sempre di più o a investire sempre di più, fin tanto che la vena d’oro è gonfia di promesse; esattamente come accadde nel mercato dei tulipani o per la bolla del dot-com e chissà, forse in futuro per i NFT, il Bitcoin o qualche altra cripto valuta. Tutti vengono spinti ad approfittare del momento. Nessuno teme di essere il primo ad incappare nello scoppio della bolla.

Queste dinamiche, tipiche delle bolle finanziarie, si sono verificate moltissime volte e continuano a ripetersi perché l’economia e la finanza fanno parte del gioco, che è nella natura umana, di pensare che una volta che si è raggiunto il benessere, questo durerà per sempre.


 

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Come attenuare le crisi ed uscire dalla fase di recessione dei cicli economici?

Ci sono modi per evitare le crisi? Le crisi prima o poi si verificheranno per un motivo o per l’altro. Ci sono crisi che possiamo spostare più in là nel tempo oppure attenuare. Se vogliamo evitare o almeno attenuare le crisi le norme da seguire sono poche e semplici, anche se non sempre risolutive.

1) Occhio alla spesa in consumi.

Un debito contratto per creare ricchezza, ovvero investito nel lavoro, darà origine ad un reddito che ci faciliterà il rimborso dei debiti. La spesa in consumi invece non ci dà questo vantaggio. I consumi, intesi come spesa per il superfluo, se superano una certa soglia daranno vita a crolli dell’economia perché non sono sostenuti da un reddito crescente che aiuta a crescere economicamente.
È uno dei principali problemi della società dei consumi.

2) Gestire l’euforia (ma anche il panico).

Come in finanza, anche in economia l’euforia è una cattiva consigliera. Saper gestire la spesa e gli investimenti, non in base alle tendenze, ma sulla base dei nostri bilanci aziendali o famigliari è una cosa fondamentale che però negli ultimi decenni abbiamo perso per strada. Saper dare il giusto valore a beni di consumo è ancora più importante. Una abitudine dei nostri nonni che abbiamo smarrito.

3) Imparare a prevedere i nostri redditi futuri.

In Italia si guadagna meno rispetto al 1993. Siamo gli unici in Europa, ma in generale i redditi in tutto l’Occidente crescono meno rispetto al passato. Nel frattempo la ristretta cerchia dei più ricchi sta concentrando ancora di più la ricchezza complessiva. È il segnale che in futuro non dobbiamo aspettarci di meglio. Non entriamo nel merito delle cause, ma è evidente che tenere conto di questa banale, ma non conosciuta da tutti realtà, serve a non fare il passo più lungo della gamba.

4) L’austerità porta a maggiore povertà.

Questo è un dato di fatto risaputo anche dai sassi. Fare il passo più corto della gamba non significa fare passi indietro! In periodi di crisi bisognerebbe continuare a investire, anche se sono i periodi più difficili per capire come farlo. L’intervento pubblico dovrebbe comunque essere fatto nell’ottica degli investimenti produttivi, non di sussidi che generano meri consumi. L’intervento dello Stato dovrebbe mirare a…
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

In Europa invece facciamo il contrario: tagliamo i servizi e creiamo disoccupazione. La disoccupazione chiama sussidi e i sussidi si danno ai redditi bassi. I redditi bassi chiamano consumi a basso costo. I consumi a basso costo chiamano merci di scarso valore importate dalle economie straniere.

5) I beni di consumo innanzitutto.

Nella fase calante dei cicli economici, poter contare sul proprio lavoro è fondamentale!

Avere un’economia sostenuta dalle produzioni interne consente di essere indipendenti. Per quanto ovvia e banale sia questa considerazione, è diametralmente opposta alla direzione presa dalla globalizzazione. Ordinare su Amazon e acquistare Made in Cina (o comunque estero) è la prima picconata al tuo portafoglio. Certo la delocalizzazione – che è una grave errore – è stata e viene tutt’ora generata da un mix di fattori di tipo macro economico e quindi fuori dal nostro controllo: competizione globale; speculazione degli industriali basata sui profitti; moneta unica che rende più costosi i nostri prodotti; scarsa produttività; debito pubblico (o meglio sistema di creazione del debito) che ferma gli investimenti pubblici… tutto incide. Ma anche il consumatore deve comprendere l’importanza del suo ruolo.

Il consumatore, cioè ciascuno di noi, ha un ruolo di responsabilità all’interno del mercato, poiché con i suoi comportamenti può condizionare il valore delle cose e di conseguenza anche il reddito di chi le produce. È una questione cruciale, perché se con i soldi compriamo il lavoro di qualcun altro significa che influenziamo non solo la qualità che verrà prodotta in futuro, ma anche il benessere degli altri e a catena del nostro. Se compriamo il lavoro degli schiavi prima o poi diventeremo schiavi a nostra volta: sia economicamente, sia soprattutto perché dipenderemo dalla loro capacità di produrre ciò che ci serve.
Sono tutte cose descritte nei dettagli nel libro di economia spiegata facile.

6) Occupati di economia.

Occupati di economia prima che l’economia si occupi di te! Conoscere Le dinamiche e i principi di base dell’economia è la base per una vita serena in un mondo immerso nell’economia e succube della finanza. Non te la prendere con l’ineluttabilità dei mercati e con i complotti. Conoscere è meglio che fare la fame.


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I cicli economici a lungo termine

Indipendentemente dalla temperatura che la BC ha impostato nell’economia per mezzo dei tassi di interesse, nel lungo termine assistiamo ad un sovrapporsi di cicli che portano sempre maggiore credito nell’economia.
Credito che giunge copioso quando l’economia va bene e che rallenta durante i periodi peggiori.

Questo può far sì che nel lungo periodo il credito cresca più rapidamente dei redditi.
È questo il caso dei redditi medi degli italiani che nel 2021 si è scoperto, grazie ad uno studio condotto dall’OCSE, essere rimasti indietro di 30 anni.

Ma se il valore dell’economia è crollato durante la fase della depressione cosa possiamo fare per tornare a crescere? Occorrerebbero degli stimoli esterni.
Ma se la BC ha già abbassato i tassi al minimo e questo non è stato sufficiente a rilanciare i consumi cosa resta da fare?

Se i consumi non ripartono nonostante la Banca Centrale abbia ridotto al minimo gli oneri sui prestiti è perché il peso dei debiti è troppo superiore alla capacità di cittadini e di imprese di indebitarsi ulteriormente.

Occorre quindi ridurre il peso del debito. Ridurre il peso del debito è tipico dei cicli a lungo termine.

I cicli a lungo termine durano tra una forbice di 80 e 100 anni e rappresentano eventi che si sono ripetuti diverse volte sia a livello mondiale, che a livello di nazioni.

Siamo nel pieno della recessione di un ciclo a lungo termine?

L’economiasta russo Kondrat’ev (Kondratiev) ne individua tre a livello storico, anche se i suoi studi indicano la durata dei cicli (che lui chiama onde) entro una forbice più ristretta: 50-80 anni.

1) ciclo causato dalla rivoluzione industriale che portò al boom economico che si esaurì nella recessione causata dalle guerre napoleoniche;

2) ciclio iniziato dalla diffusione delle ferrovie che si esaurì nella recessione di fine 800;

3) nuovo boom economico indotto dalla diffusione dell’energia e lettrica e dell’automobile e terminato con la crisi del ‘29.

Se nel passato era molto più facile osservare i cicli economici, con l’andare del tempo, con l’introduzione delle politiche anti cicliche volte a contrastare gli effetti negativi presenti nei cicli, distinguere i cicli è diventato più difficile.

Però i segnali ci dicono che è lecito pensare che il punto in cui siamo arrivati alla fase recessiva del ciclo a lungo termine che ci riguarda.
È un po' un classico: crollo economico + guerre + pestilenze + carestie.
Se 1+1+1+1 fa 4, direi che ci siamo.
Dato che peggio di così non può andare, quindi dobbiamo augurarcelo. Seguirà una forte ripresa... (?).


 

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  1. Perché le crisi vanno e vengono? I cicli economici
  2. Le 5 ragioni dell'inflazione di oggi
  3. Le 9 mosse con cui la Cina ha assunto il controllo del mondo -  versione ascolto: audio
  4. Il caro grano e farina
  5. Il BOOM del PIL causato dal BOOM dei prezzi

 


Il presente materiale va inteso come di pura divulgazione.
L’Economia Spiegata Facile: Benché i dati e i contenuti siano stati vagliati, provengano da fonti ufficiali, siano di valore scientifico e provengano da studi accademici e/o da statistiche ufficiali ed archivi storici, la loro esposizione è volutamente sintetica e semplificata al fine di renderli comprensibili al grande pubblico.
Questo materiale non sostituisce la lettura scientifica o lo studio accademico e/o di più alto profilo.
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2 pensieri su “Perché crisi e benessere vanno e vengono? I cicli economici

  1. Mi complimento per la semplicità e non semplificazione con la quale ha trattato i diversi argomenti economico/finanziari. Ritengo che divulgare informazioni e sapere in questo ambito oggi più che mai sia necessario, farlo in maniera “semplice” è addirittura vitale proprio per dare modo a tutti di afferrare e comprendere i principi base. In questo senso, forse sarebbe opportuno ricordare a chi legge, che oggi le leve economico/finanziarie che potrebbero in qualche modo alleviare o addirittura evitare le fasi più repressive, come l’aver ceduto completamente la sovranità monetaria, è senza dubbio una di queste. La differenza tra debito in valuta estera, l’euro, e il debito in valuta sovrana, è sostanziale. Così come lo è il poter scegliere il tipo di politiche economiche che un governo intende attuare per il proprio Paese, anche questa oggi non possibile grazie ai Trattati €U ed al vincolo esterno che ne deriva e che di fatto esautora i governi democraticamente eletti delle loro peculiarità, tra cui la scelta della propria politica economica. Così le sovrastrutture nazionali al soldo delle élite finanziarie ed economiche globali, possono creare artatamente ed alla bisogna i cicli economico/finanziari a loro favore o conto terzi,. Non sempre però, perchè prima o poi il meccanismo si inceppa. E’ quello che sta succedendo oggi con la guerra in Russia, il blocco della produzione cinese e la mancanza di materie prime, eppure i tecnocrati della €U, spingono ancora sull’austerity. La saluto cordialmente.

    1. Grazie per il commento.
      In materia di boom dell’inflazione e di monopoli che condizionano l’economia mondiale abbiamo scritto due pezzi ad hoc:

      1) Le 5 ragioni dell’inflazione di oggi (https://economiaspiegatafacile.it/2022/01/26/laumento-dellinflazione-spiegato-in-5-motivi/)
      2) Le 9 mosse con cui la Cina ha assunto il controllo del mondo (https://economiaspiegatafacile.it/2021/08/23/8-mosse-della-cina/)
      di cui c’è anche la versione audio (https://www.youtube.com/watch?v=nCpabTDhRts&feature=youtu.be)
      3) Il caro farina (https://economiaspiegatafacile.it/2021/11/09/grano/)
      4) Il BOOM del PIL causato dal BOOM dei prezzi (https://economiaspiegatafacile.it/2021/09/07/boom-del-pil/)

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