La signora in taxi che vuole pagare solo con la carta ha ragione?

La signora in taxi

Ha destato un certo scalpore il caso della “prode” signora in taxi che è arrivata al diverbio con il tassista che le ha rifiutato l’uso del POS perché, secondo il tassista non era obbligatorio.

Secondo il tassista non sarebbe stato tenuto per legge ad accettare pagamenti cifre al di sotto dei 60€ via POS.  Leggi la notizia. Tutto è scaturito dall’annuncio del nuovo Governo che afferma di voler innalzare a 60€ il tetto per l’obbligo all’uso del POS per il pagamento di qualsiasi transazione.

Di fatto tale obbligo oggi è fissato alla soglia zero; vale a dire che l’esercente è tenuto ad accettare qualsiasi pagamento, anche il più piccolo col POS, se il cliente lo richiede.

Non basta infatti l’annuncio del Governo a trasformare un’intenzione in legge. Fino al 31 dicembre, il cliente che pretende di pagare con moneta elettronica è dalla parte della ragione.

Ma cosa accadrà dal primo gennaio 2023, data dell’entrata in vigore della nuova norma?

La signora in taxi.

Ovviamente gli onori della cronaca hanno riguardato solo la signora in taxi, poiché pagare elettronicamente è per una certa corrente di pensiero (sbagliata) segno di virtù, onestà e trasparenza, secondo i nemici dichiarati del contante: a cominciare dai mass media.

Al netto del fatto che semmai virtù, onestà e trasparenza dipendono dall’avvenuta o meno emissione della ricevuta e non dal mezzo di pagamento, anzi, dipende se questa poi viene inserita nella dichiarazione dei redditi, da un punto di vista legale dal 1/1/2023 avrà ragione il tassista.

Supponiamo che il fattaccio si riproponga (e si proporrà). Il cliente avrà preteso di pagare meno di 60€ (o la cifra che verrà inserita nella legge) con il POS e il tassista (o chi per esso) avrà voluto solo il saldo in contanti.
Se ne deve fare una questione ideologica oppure c’è una soluzione che dovrebbe mettere l’animo in pace sia ai tifosi del contante che ai tifosi delle carte elettroniche?
Chi dei due avrà fatto bene?


Chi ha ragione?

Tutti e due entrambe le cose.
Perché?

Perché non sussistendo alcun obbligo da e verso entrambi, si trattava di trovare un accordo sul mezzo di scambio.
E qui sta il bello della faccenda che smaschera il sistema illusorio, basato sull’ideologia delle due tipiche curve delle tifoserie opposte.

La transazione avviene SEMPRE attraverso un mezzo di scambio concordato tra i due contraenti.
Al posto dei contanti avrebbe potuto esserci un assegno, un bonifico istantaneo, un bene o una prestazione. Infatti, come scriviamo nel libro di economia spiegata facile:

“la moneta è ogni mezzo di pagamento accettato.”

Un qualsiasi mezzo di scambio avente valore di mercato che trasparenza, onestà e virtù oggettivamente oggi non hanno.


Quindi, se la signora verrà citata in giudizio, perderà la causa e dovrà risarcire il tassista, ma la cosa non finirà sulla stampa; perché quando vince chi va contro il sistema ha sempre torto e non merita evidenza sui media.

Meglio così, altrimenti la notizia verrebbe usata per assegnare il punto ai tifosi avversari e non al buon senso o, più semplicemente, alla verità.
Ma per fortuna c’è una soluzione. La verità su come funziona la moneta si può facilmente trovare nel libro di economia spiegata facile.

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